Paola Bredda
Italianos dan último adiós a madre coraje que sacrificó su vida por salvar a su hijo.
ROMA, 09 Abr. 08 (ACI).-El Obispo de Vittorio
Veneto, Mons. Corrado Pizziolo, presidió hoy los funerales de Paola
Bredda, una madre coraje de 38 años de edad, que rechazó someterse a un
tratamiento contra el cáncer para salvar la vida del bebé que llevaba en el vientre.
Una gran cantidad de feligreses llegó a la
Catedral de Pieve di Soligo, Treviso, para despedir a Paola, cuyo
testimonio de amor maternal ha conmovido a la sociedad italiana. Su
muerte -ocurrida ayer- fue noticia para el diario oficioso del Vaticano
L'Osservatore Romano.
Paola Bredda murió en la casa de sus padres,
donde decidió transcurrir sus últimos días junto a su esposo Loris
Amodei, su hija Ilaria de tres años, y el pequeño Nicola, el niño por
el que decidió no someterse a un tratamiento contra el cáncer de seno
que padecía.
Paola estaba embarazada de seis meses cuando le diagnosticaron un tumor en el seno.
Ella -que había perdido a su primer bebé- decidió
continuar con su embarazo y postergar el tratamiento, para evitar que
su hijo muriera.
Nicola nació a los ocho meses de gestación y ya tiene 17 meses de vida. Paola fue operada después de dar a luz pero hace unas semanas tuvo una recaída.
Un sacrificio por amor:
En su homilía, Mons. Corrado Pizziolo señaló que
"Paola dio prioridad a la vida de la criatura que llevaba en el
vientre, en detrimento de la suya. Podemos decirlo sin medias tintas:
ha sacrificado la propia vida a favor de la de su criatura. No hay amor
más grande que éste: dar la vida por aquellos a quien uno quiere. Esto
lo ha hecho Jesús, y el Evangelio que Él ha vivido por nosotros, es lo
que vemos actuado en la vida de nuestra hermana.
Una vivencia que demuestra cómo el Evangelio es posible de ser vivido concretamente".
"Estamos aquí también para agradecer al Señor.
Nos parece paradojal y absurdo agradecer en un momento de dolor.
Estamos aquí para agradecer no la muerte de Paola, sino su vida, que ha sido un don" que "para tantas personas, sus seres queridos, el marido, los hijos, ha dado la vida", indicó.
"Y lo será todavía. Nuestra esperanza es que la
vida de nuestra hermana Paola no ha terminado. Será todavía un don.
Unido al amor mismo de Jesús, continuará misteriosamente y realmente
para dar fruto", agregó. Según el Obispo, "necesitamos estos hechos porque
nuestra fe corre el riesgo de estar hecha de palabras. Necesitamos
hechos del Evangelio como éste para darle contenido, para concretar
nuestra fe".
Aciprensa
Oggi
i funerali della mamma che rifiutò di curarsi per proteggere il bimbo
che portava in grembo. La testimonianza del suo parroco, don Giuseppe
Nadal

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La
comunità di Pieve di Soligo, cittadina in provincia di Treviso, renderà
oggi pomeriggio l’estremo commosso saluto a Paola Breda, una mamma che
ha sacrificato la propria vita per non mettere a rischio quella del
bimbo che portava in grembo. Colpita da un tumore al sesto mese di
gravidanza, Paola ha rinunciato a curarsi per salvaguardare la nascita
del figlio. Il bimbo, Nicola, che oggi ha 17 mesi, sta bene. Dopo il
parto, Paola ha iniziato le cure, ma non ce l’ha fatta e si spenta
l'altro ieri all’età di 38 anni. Alessandro Gisotti ha raccolto la testimonianza del suo parroco, don Giuseppe Nadal:
R.
– Quattro anni fa, sono passato per la benedizione della famiglia, di
questa coppia Paola e Loris, e ho fatto i complimenti per tutta la
bellezza della loro casa. Però Paola mi ha detto: “Abbiamo una
tristezza: da tanto tempo aspettiamo dei figli, da nove anni siamo
sposati e non arrivano i bambini”. E abbiamo pregato. L’anno successivo
sono tornato per la benedizione e li ho trovati gioiosi, perché stavano
aspettando il primo figlio: quindi, la gioia era immensa. Poi, mi
comunicano anche la gioia dell’attesa di un altro bambino. Però, dopo
alcuni mesi Paola viene in chiesa con le lacrime agli occhi e mi dice:
“Mi hanno diagnosticato un tumore, mi propongono la chemio ma questo
danneggerà il bambino e io non voglio assolutamente, perché ho sempre
chiesto il dono della maternità, il dono di avere dei figli; ho sempre
pregato, e adesso che il Signore me lo dà non ho la minima idea di
perderlo”.
D. – Ecco: quale segno lascia una vicenda così straordinaria?
R.
– In questo tempo in cui prevale l’egoismo e la violenza e la cronaca
ci porta sempre vicende negative delle famiglie, delle società, credo
che sia una cosa molto buona proporre questi esempi così belli, anche
se dolorosi; ma sono di speranza, di vita, insomma! I moralisti
direbbero, in un caso di questo genere, che si può intervenire
preferendo la vita della madre piuttosto che del bambino. Ma in questo
caso, ecco, invece lei è stata generosissima nel dire: voglio portare
avanti questo dono che il Signore mi ha dato.
D.
– Da sottolineare che ovviamente nel momento in cui è nato il bambino,
Nicola, Paola ha fatto di tutto per essere curata in modo adeguato!
R.
– Certo, sì, sì. E ha avuto attorno a sé anche tante persone che
l’hanno aiutata. Erano commossi, proprio. Questo caso ha mobilitato
tante persone, anche personale infermieristico, i medici ... Ci sono
dei racconti commoventi che vanno al di là del loro dovere, proprio
perché era una persona molto cara, molto affettuosa, molto buona, e
quindi loro si sono dati da fare tantissimo. E lei era cosciente,
ormai, che avrebbe terminato la sua esistenza: si raccomandava al suo
sposo di prestare attenzione ai bambini! La sua unica preoccupazione
era per i bambini, ma era preparata anche a lasciare questa vita.
Publicado en www.radiovaticana.org
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